lunedì 2 gennaio 2017



"Eccomi" di Jonathan Safran Foer


a cura di Selene C.




È davvero difficile dover recensire un colosso del genere, non si possono spendere poche righe per descrivere un capolavoro di 600 pp.; una mole che potrebbe spaventare, ma che coinvolge in prima persona. È la prima volta che leggo un libro di Foer, tutti parlano benissimo dei libri precedenti e attendevano con ansia questo nuovo libro, per cui hanno dovuto attendere ben 10 anni!




È un libro che si scopre in parte autobiografico, e racconta la vicenda di una famiglia ebraica, alle prese con una crisi che, da una microcrisi poi esplode come una supernova e diviene macrocrisi.




La microcrisi riguarda la vicenda familiare. Jacob e Julia dopo sedici anni di matrimonio si accorgono di essere cambiati, rispetto al tempo in cui si facevano tenere promesse e si scambiavano rituali solo per loro; in questi anni hanno avuto tre figli, Sam, Max e il piccolo Benjii; tre figli intelligenti e unici, uno diverso dall'altro.




Il matrimonio sembra crollare nel momento in cui Julia scopre l'esistenza di un secondo cellulare del marito, in cui trova dei messaggi sessuali rivolti ad un'altra donna, pur credendo che non sia stata tradita di fatto, questo episodio la segna e le fa aprire gli occhi; anche perché un suo amico che ha appena divorziato sembra farle intendere che provi qualcosa per lei; entra in confusione: ama i suoi figli e non vorrebbe far loro del male, ma si rende conto che ha 40 anni e non può sprecare la sua vita così, non è riuscita a realizzare il suo sogno di affermarsi come architetto e si accontenta di aiutare delle coppie a scegliere come arredare e realizzare le abitazioni; quel telefonino sarà la molla scatenante.




Jacob, invece, è uno scrittore, ma non ama quello che fa, scrive sceneggiature per la tv, il suo sogno è un libro che tiene nascosto e che chiama la sua Bibbia, in cui narra le vicende della sua famiglia, mettendola a nudo. Non è un uomo che prende iniziative, non è sicuro di sé; ama i suoi figli ed è bellissima la sensazione che lascia quando dice che mettendo i piccoli a dormire, si fermava sulla soglia delle loro camere per osservarli in silenzio, un padre che veglia con amore sulla sua prole.




Sam, il maggiore dei tre, viene ingiustamente accusato di aver scritto su un foglio in classe parole razziste e volgari; i genitori si dividono su due fronti, Jacob gli crede, Julia no. È un ragazzo molto intelligente, ma... è solito, come la generazione del nostro tempo, trincerarsi dietro un computer e "giocare" ad Other Life, una piattaforma in cui ha creato un'esistenza parallela ben diversa, perché la sua identità è una donna latinoamericana, ha numerosi amici ma è tutta una realtà fittizia e virtuale; l'aspetto inquietante è che lui, nel gioco che chiama vita, sia costruttore di sinagoghe che puntualmente distrugge atrocemente.




Max e Benjii sono i più piccoli, a volte se ne escono con delle battute apparentemente asenso, ma che in realtà fanno riflettere per la loro profondità, sembrano dei vecchi saggi; per farvi un esempio, il piccolo chiede se un giorno ci saranno i fossili dei fossili — a chi verrebbe in mente? Ma sarebbe comunque interessante scoprirlo!




Intorno a questo microuniverso ruotano altri personaggi, i nonni Deborah e Irv, e il bisnonno Isaac; e poi si aggiungono i parenti di Israele, suo cugino Tamir e famiglia.




C'è da fare una precisazione: la famiglia di Jacob è ebrea, ma dopo la Seconda guerra mondiale, con la fine dei campi di concentramento, hanno subito una seconda diaspora, per cui Isaac e suo fratello si sono divisi: il primo è andato in America, il secondo in Israele; da qui emerge, tra le diverse accezioni nel libro, quel senso ebraico di estraneità ai fatti della propria patria, perché c'è la distanza affettiva dai problemi che subisce la terra originaria; e si vedrà chiaramente nel momento in cui scoppierà la crisi del macrocosmo con un evento naturale e catastrofico, il terremoto, che metterà a soqquadro le alleanze politiche ed economiche d'Israele e ci sarà guerra.




Di fronte all'appello del primo ministro israelita, di convogliare le forze ebraiche per affrontare i nemici che, in un momento di caos, hanno deciso di attaccare e minacciare l'identità ebraica, il ministro mette a disposiIone voli speciali per il rimpatrio degli ebrei d'America e di quelli sparsi sul globo; ma di fronte a questa richiesta non abbiamo una risposta positiva; infatti, si dirà «abbiamo vinto ma in realtà abbiamo perso».




Con il terremoto e le conseguenze annesse abbiamo uno spartiacque che segna l'inevitabile tramonto della pace familiare.... Jacob dovrà scegliere se andare a combattere o rimanere, Julia dovrà scegliere se restare o essere libera di essere chi è veramente, Sam dovrà fare il Bar mitzvah contro il suo volere, e dovrà scegliere se accettarlo passivamente o dire ciò che pensa; ognuno di loro dovrà fare la propria scelta.




Molteplici le tematiche affrontate, difficili da poter riassumere concretamente in questo contesto; sicuramente è un libro che va letto, ma non è detto che sia capito da tutti; lo stile è intervallato da pensieri, da messaggi, anche da conversazioni in chat, può sembrare difficile stare dietro al pensiero del nostro autore, ma a mio avviso è un libro di narrativa contemporanea che non può non essere affrontato. Per me è il romanzo che parla della comunicazione, di come sia difficile farlo, anche se a volte basterebbe poco, pochissimo; un tema attuale nel nostro tempo, in cui a volte si comunica solo attraverso la tecnologia, si esprimono poco le proprie emozioni e sensazioni... un invito, forse, a parlare di più? O forse una denuncia, ad aprirsi agli altri?

Non vi svelo nient'altro... ma vi auguro una buona lettura!😉




Lunghezza Opera :) :) :) :) :)




Ampiezza cast dei Personaggi :) :) :):)

Varietà Luoghi :) :) :) :)




Coinvolgimento e Scorrevolezza :) :) :) :)




Componente Inedita :) :) :) :) :)




Valutazione Complessiva :) :) :) :) :)

Nessun commento:

Posta un commento