domenica 16 luglio 2017

"1789" di Matteo Preve


“1789” 
di Matteo Preve
a cura di Selene C.


Acri, pungenti, ma profonde e veritiere le parole poetiche di Matteo Preve, che, nella sua seconda silloge poetica “1789” firmata Kimerik, esprime il fuoco bruciante, anzi l’incendio dilagante e devastante delle sue incandescenti parole in rime, come “Incendiaria”.

L’autore parla del male in ogni sua forma, la lotta che ogni individuo porta dentro di sé, una lotta personale tra mondo interiore e mondo esteriore che è necessaria, vitale per combattere l’assenza di idee e ideali tipiche di questa nostra generazione figlia della tecnologia.

E ancora, la morte, la sofferenza e il dolore prorompente emergono solo attraverso questa lotta, che rappresenta una forma di salvezza; perché permette agli individui di ergersi e sopravvivere ad un destino soffocante e privo di vita.
Parole crude, parole vere:
«Hai cambiato i vestiti, / schiarito i capelli, / mutato la forma. /Non rimane altro / trovare / chi sei».
Parole desolate, parole che mostrano la piattezza di questa nostra vita, ma che nascondono un incitamento a combattere: 
«Cadono giù le nuvole dal cielo, / si dissolvono/ senza traccia e pensiero, / cadono giù nuvole dal cielo, / cadono a terra col sereno».

Parole che affrontano temi pungenti come la “Religione” e ci mostrano con semplicità ciò che è vero al di là di ogni credenza: 
«Allah è grande / Dio è povero / Budda è ovunque, / il Krshna è inimitabile / Shen e Tian attendono. / L’Uno sacro gira nei / villaggi del cosmo, / si è perso. / Natura e Logos / sono spirito. / Care dodici religioni / Giuda è alle porte».

L’autore con semplicità mette a nudo una realtà devastata, una realtà intrisa di sangue e malessere, una realtà fatta di male e dolore, come si evince in quest’ultima agghiacciante verità: 
«Volti di bambini morti / sogno. / Carcasse di uomini insanguinati / sogno. / Lame violente dentro donne / sogno. / Anime secolari distrutte / sogno. / Vivo l’incubo della realtà, / son desto dentro il sgno, / madido, fradicio di rosso fluido / strappo cuore / in lacrime di realtà».

Matteo Preve riesce in brevi componimenti a restituire una realtà dolorosa, sporca, vittima della cattiveria dell’uomo e della sua indole inetta; ma al tempo stesso cela dietro le sue parole un incitamento alla lotta: dobbiamo liberarci di questa assenza di spirito, dobbiamo iniziare ad “afferrare” ciò che è giusto. Parole che toccano nel profondo, parole che non sono semplici parole, ma una bandiera da innalzare e portare con orgoglio, in modo che tutti possano vederla e seguire la sua forte e tonante voce.

Vi regalo un’ultima e illuminante poesia:
«Viviamo nel / Medioevo tecnologico, / alziamo bandiere come / araldi, /inviamo messaggi / su piccioni viaggiatori, / spaliamo letame / concime e spazzatura / dalle nostre mura. / Si diffonde acre dalle nostre bocche / l’incomprensibile. / Non abbiamo ancora solcato le porte del fare, / fermi in una rocca di dire / guardiamo le stelle / alla ricerca di cosmopoli / senza affrontare / la verità delle parole / in assenza di nuove / idee. / Ci consoliamo sotto la luce di falsi / Dei, / spaliamo la cenere dalle strade / roteando, danzando, barcollando. / Mai / afferrando».

Opera    
Ampiezza cast dei Personaggi
Varietà Luoghi   
Coinvolgimento e Scorrevolezza    
Componente Inedita    
Valutazione Complessiva    

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