Il vino della solitudine
Irène Némirovsky,
a cura di Serena P.
«Nell'estate del 1933, quando inizia a prendere i primi appunti di quell'“autobiografia mal dissimulata” che diventerà, due anni dopo, Il vino della solitudine, Irène Némirovsky è sulla soglia del trentesimo anno. L'età giusta per una delle più spietate rese dei conti della letteratura moderna ... perché un'infanzia infelice non è solo un periodo della vita, qualcosa a cui sarà possibile rimediare in epoche successive: “è come un'anima senza sepoltura, geme in eterno”. E proprio questo sarà il grande tema del libro, una volta terminato il lavoro di scavo nella memoria: la costruzione di un'identità costretta ad affondare le sue radici in una terra avvelenata, nutrendosi di ciò che più detesta. Hélène, la bambina che non è stata amata, fiera e testarda come Hedda Gab¬ler di Ibsen, non potrà che rendere pan per focaccia, trasformando la sua evoluzione in una lenta vendetta».
Primo libro che leggo di questa autrice mi è piaciuto molto come è stato scritto e la caratterizzazione del rapporto madre figlia. Un rapporto difficile fatto di mille sfaccettature in cui gli uomini hanno un ruolo di “seconda classe” ma a modo loro lasciano il segno nelle vite di queste due donne.
Lunghezza Opera:) :)
Ampiezza cast dei Personaggi: :) :) :) :)
Varietà Luoghi :) :) :)
Coinvolgimento e Scorrevolezza :) :) :) :)
Componente Inedita :) :)
Valutazione Complessiva :) :) :)
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